La storia di cinque ballerine famose più una.
In questo articolo raccontiamo la storia di cinque ballerine famose più una.
Maria Taglioni
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La prima danzatrice che vogliamo ricordare è Maria Taglioni, la "prima ballerina della storia". Nacque in Svezia, nel 1804, da padre italiano - un coreografo - che la introdusse al mondo della danza. Studiò a Parigi e debuttò ancora diciottenne a Vienna.
E sempre in riva alla Senna, al teatro dell'Opéra che negli anni trenta dell'Ottocento trovò fama imperitura interpretando la "Sylphide".
Maria Taglioni divenne un'icona della danza, la più grande "ballerina romantica" del suo tempo. E' stata, infatti, il modello per tutte le ballerine che sono venute dopo di lei e che a lei si sono ispirate. Maestra del gioco veloce delle gambe, per prima indossò il tutù in scena e per prima sperimentò l'acconciatura a bordeau che diventerà diffusa in seguito tra tutte le danzatrici del mondo.
Negli anni quaranta dell'Ottocento debuttò in Italia, al teatro alla Scala di Milano. Dopo una lunga carriera e una vita piena, si spense sul finire del secolo, nel 1884, a Marsiglia, in Francia.
Con la sua scomparsa si chiudeva un'epoca.
Carlotta Grisi
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Al secondo posto ricordiamo Carlotta Grisi, un'altra italiana e un'altra grande ballerina dell'era romantica. Nacque in Istria nel 1819 in una famiglia di cantanti e fu precocissima: entrò a sette anni alla scuola del teatro alla Scala e debuttò a Milano a soli dieci anni.
Agli inizi degli anni '30 fu notata dal celeberrimo ballerino e coreogrago francese Jules Perrot (quello che compare nell'altrettanto celeberrimo quadro di Degas) e portata a Parigi. Sempre nella Ville Lumiere, nel 1840, raggiunse la fama ballando nello Zingaro. Ma non fu tutto. A consacrare Carlotta Grisi nella storia delle ballerine più importanti di tutti i tempi fu un'opera, che racchiude tutte le tecniche della danza, La Giselle.
Occorre sapere, infatti, che il famoso balletto romantico nacque cucito addosso a Carlotta Grisi nel 1841.
La Grisi si ritirò dal mondo dell'arte negli anni cinquanta dell'Ottocento, vivendo ancora per molti anni a Ginevra, dove morì nel 1899, proprio alla fine del secolo che la vide protagonista.
Anna Matveena Pavlovna
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Dobbiamo spostarci in Russia, terra che ha dato al mondo grandissimi danzatori e danzatrici. E' sotto l'impero degli Zar, che nel 1881 a San Pietroburgo, viene al mondo una delle più grandi ballerine del primo Novecento, Anna Matveena Pavlovna. Circonfusa da un'aura mitica che la pone l'Olimpo delle grandissime ballerine di tutte le epoche, fu la danzatrice protagonista della fine di un'era, di un tempo di fine impero, prima delle grandi rivoluzioni e delle grandi tragedie del XX secolo.
Studiò alla celeberrima scuola dei balletti imperiali di San Pietroburgo, esordì al Mariinskij ed ebbe tra i suoi maestri, un italiano, Enrico Cecchetti. La Pavlovna era danzatrice nei famosi Balletti russi di Sergej Djagilev dove danzò con Vaclav Nizinskij dimostrando una leggiadria e un talento che la resero famosa per sempre.
La Pavlovna riuscì a inventare un proprio stile di danza classica, riformando la figura della ballerina così com'era conosciuta in Russia nel XIX secolo. Con uno stile più etereo, più dolce, più delicato rispetto alla forza e alla tecnica russa del secolo precedente, divenne la protagonista dell'opera romantica - "Giselle" - e soprattutto della "morte del cigno".
Ebbe anche doti di impreditrice, fondando una propria compagnia con cui girò i più grandi teatri d'Europa.
Morì nel 1931 all'Aia, mentre si trovava all'estero, in uno dei suoi viaggi di lavoro, per un colpo di freddo. I suoi resti furono sepolti a Londra e solo nel 2001 ritornarono in Russia, dove oggi riposa al cimitero del convento di Novodevicij di Mosca.
Galina Sergevna Ulanova
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Tutti sapevano che da ragazzina voleva fare il marinaio, Galina Sergevna Ulanova, invece, "fu costretta" a diventare una delle più grandi ballerine del XX secolo. E sì, perché la futura "prima ballerina assoluta" riuscì a prendere il posto della Pavlovna molto rapidamente. Nata a San Pietrobugo nel 1910, la Ulanova, era figlia d'arte (i genitori, infatti, erano entrambi danzatori del teatro Mariinskij) si diplomò nel 1928 in una Russia sovietica completamente diversa dopo gli anni della Rivoluzione di Ottobre. Con il proprio esordio riuscì ad imporsi come grandissima danzatrice in grado di ereditare il posto dei cuori di tutti gli amanti della danza della Pavlova, allora, da poco scomparsa.
Negli anni fu incensata dal regime sovietico che vide in lei la capacità di continuare la tradizione culturale del balletto classico senza che la rivoluzione potesse causare cesure e decandimenti di questa forma d'arte. Apprezzata anche fuori dalla propria patria, vinse infiniti premi e riconoscimenti sino a diventare "prima ballerina assoluta", il massimo di ciò che una danzatrice può ispirare. La Ulanova, infatti, univa tecnica e sentimento in un connubio raro dove il rigore dell'arte si unisce alla sensibilità personale dell'artista. Condizioni rare ma indispensabili quando ci si trova dinanzi al genio. La sua carriera ebbe fine negli anni Sessanta quando smise di ballare per dedicarsi pienamente all'insegnamento. Morì nel 1998 a Mosca.
Carla Fracci
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E' arrivato il momento di parlare di Carla Fracci, una delle più grandi ballerine del XX secolo. Nacque a Milano nel 1936. Figlia di un'operaia e di un reduce della Seconda guerra mondiale, crebbe all'ombra della Madonnina dove si diplomò alla scuola di danza del teatro alla Scala nel 1954. Quattro anni più tardi nel 1958 la Fracci è già ballerina solista ed inizia a ballare per i più importanti teatri del mondo. Così gli anni Sessanta e Settanta la vedono imporsi come una delle più geniali e importanti ballerine di danza classica del mondo. Nel 1981 venne definita dal New York Times "prima ballerina assoluta", coronamento di una carriera straordinaria. Negli anni a seguire la Fracci diresse il corpo di ballo dell'Arena di Verona, divenne membro dell'Accademia di Belle Arti di Brera, ambasciatrice FAO, attrice, un un sceneggiato RAI - Verdi - in cui interpretava la Strepponi, seconda moglie del maestro.
La Fracci è stata una ballerina straordinaria, il suo stile possedeva un connubio di perfezione tecnica ed espressione dei sentimenti che raramente si trova ad un livello così alto in una ballerina. Prediligeva i ruoli drammatici e romantici, come la Giselle, che divenne negli anni il suo cavallo di battaglia.
Carla Fracci sebbe portare il suo fascino anche al di là del mondo della danza. Per anni fu un'icona dell'italianità nel mondo, l'ambasciatrice di un Paese intero che nel secondo Novecento volle riscattarsi. Con garbo ed eleganza seppe farsi apprezzare da tutti, mostrando il suo enorme talento anche al di fuori del teatro.
Carla Fracci si è spenta a Milano nel 2021, ora giace sepolta tra gli onori che le si devono al cimitero munumentale della città.
Majja Michajlovna Pliseckaja
Majja Pliseckaja nasce a Mosca nel 1925 in una famiglia di artisti. Le viene ucciso il padre nel 1938 durante le terribili purghe staliniane. La Pliseckaja è costretta a lasciare la madre - deportata in Kazakistan - e a vivere con gli zii, entrambi ballerini e maestri di ballo al Bolsoj.
La violenza abbattutasi sulla sua famiglia la risparmia, permettendole di ballare ed esordire, vera e propria enfant prodige, a undici anni nella "Bella Addormentata". Nel 1943, dopo il diploma, inizia la sua carriera nel corpo di ballo del famoso teatro di Mosca, mostrando prima in Unione Sovietica e poi al mondo il suo straordinario talento. La Pliseckaja, dotata di forme sinuose, di una schiena e un collo capaci di assumere un profilo morbido e flessuoso, rinnovò lo stile del balletto classico con leggiadria e sicurezza tecnica. Le sua silouette divenne proverbiale, tanto da innalzare gli standar del balletto classico per tutte le danzatrici a venire. Famosa divenne la sua interpretazione della morte del cigno, vero e proprio piece di balletto iconico per tutta la storia della danza.
Promossa a prima ballerina assoluta del Bolsoj, alla fine degli anni '50 le fu permesso di lasciare l'Unione Sovietica per far conoscere il suo enorme talento anche in Occidente. Nel 1958 sposa il giovane compositore Scedrin che scriverà per lei opere in cui la Piseckaja sarà protagonista. Così la ritroviamo in "Anna Karenina", interprete del famoso personaggio di Tolstoj e nel "Gabbiano di Cechov". Intanto continua a collezionare premi e riconoscimenti passando alla storia come una delle più grandi ballerine di tutti i tempi. Trasferitasi in Germania, Majja Michajlovna Pliseckaja si spegne nel 2015, facendo piangere al mondo della danza classica una vita e talento straordinari.


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