La Giselle
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Chi si addentra nel mondo della danza avrà sicuramente sentito parlare della "Giselle". Qui ripercorreremo la genesi di un'opera classica tra le più belle e complete, interpretata dalle ballerine di tutto il mondo, ma di cui pochi conoscono il modo in cui venne scritta.
Per ricostruirne la storia occorre tornare indietro di secoli, giungere a Parigi negli anni quaranta dell'Ottocento. Nella "ville lumiere", infatti, si trovava un autore, allora famosissimo, oggi in parte dimenticato, che si chiamava Theophile Gautier.
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| Immagine tratta da Wikipedia |
Gautier è stato uno dei più grandi letterati francesi della prima metà del XIX secolo: scrittore, intellettuale poeta allora molto conosciuto. E sebbene abbia attraversato e anticipato molte correnti estetico-letterarie lontane dal romanticismo, lo si può considerare un artista romantico.
Theophile Gautier era anche un appassionato di teatro d'opera e un giorno, proprio a Parigi, vide danzare Carlotta Grisi, la ballerina più importante dell'era romantica. Lo scrittore si innamorò della bellezza e della dolce leggiadrìa della Grisi (finì per sposare la sorella di Carlotta, Ernesta) decidendo di scrivere e dedicare una pièce per la ballerina italiana.
Negli stessi anni, a Parigi, abitava un altro grandissimo scrittore della prima metà del XIX secolo, Heinreich Heine, lo scrittore tedesco più importante del suo tempo. Gautier aveva letto un libro di Heine che lo aveva impressionato molto, l'Alemagne, in cui l'autore tedesco aveva raccontato una fiaba di origine slava sulla morte di una ragazza per amore.
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| Immagine tratta da Wikipedia |
Ma prima di soffermarci sulla storia di Giselle, dobbiamo dire ancora delle sue musiche, perché la Giselle fu la prima opera di balletto le cui musiche furono scritte sin da principio per l'opera stessa. Il compositore è Adolphe Charles Adam un grande compositore francese del primo Ottocento. Famoso, inoltre, ed importante, è l'utilizzo del leit motiv che attraversa l'intera opera. Era la prima volta che accadeva in un balletto.
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| Bartolomeo Giuliano, Le Villi, Olio su tela (1906) Immagine tratta da Wikipedia |
La leggenda slava narra dell'esistenza delle Vili, spiriti danzanti di donne uccise dalle pene d'amore. Se una donna, infatti, fosse stata tradita poco prima delle nozze, sarebbe divenuta una Villi, uno spirito fatato destinato ad uccidere l'uomo che l'aveva abbandonata, costringendolo a ballare fino allo sfinimento.
Fu da questa figura del folklore slavo che Gautier partì per costruire la storia di Giselle, la progonista dell'omonima opera.
La storia, divisa in due atti, vede come protagonisti, Giselle e Albrecht. Nel Medioevo, in un villaggio della Renania, vive Giselle, una giovane contadina piena di entusiamo per la vita e di amore per la danza. Un giorno ad una festa popolare incontra Loys, ossia il principe di Slesia Albrecht travestito da contadino. Albrecht e Giselle iniziano a ballare e la ragazza si innamora perdutamente del giovane uomo. Anche Albrecht si innamora di Giselle pur sapendo che non potrà sposarla perché via della differenze di classe e di rango. L'amico Wilfred cerca di far riflettere il principe, esortandolo ad interrompere il prima possibile questa storia d'amore senza futuro.
Entra in scena un altro personaggio, Hilarion, un popolano guardiacaccia innamorato di Giselle e geloso di "Loys". Hilarion scopre chi si cela dietro le vesti del contadino e fa in modo di farlo sapere a Giselle. La ragazza, intanto, durante una battuta di caccia che si svolge in paese, incontra la futura promessa sposa del suo amato Loys, Bathilde, figlia del duca di Curlandia. Giselle le offre del vino, mostrandosi ospitale con questi signori che giungo da fuori. Bathilde rimane colpita dalla bellezza e dal candore di Giselle e le regala un medaglione. Nel frattempo Hilarion cerca di trovare il modo per svelare a tutti ciò che ha intuito. Trova il mantello e la spada con lo stemma di Albrecht dimostrando che Loys non può essere ciò che dice di essere. Irrompe nella scena quando Albrecht, Bathilde e Giselle si ritrovano in paese disvelando a tutti l'inganno. Giselle, non appena conosce l'identità del suo amato e l'impossibilità del suo amore, muore, trasformandosi in una vile. Finisce così il primo atto.
Il secondo atto si apre con Hilarion che vinto dal senso di colpa va a piangere la povera Giselle sulla sua tomba. Gli amici cercano di distoglierlo, consigliandogli di andarsene via il prima possibile, ma il dolore di Hilarion per la fine tragia della povera Giselle è troppo forte. Calata la notte, appare, Myrtha, la regina delle villi che decine dà ordine di colpire Hilarion costringendolo a ballare fino alla morte. Nello stesso tempo anche Albrecht, disperato per la morte di Giselle, si trova nei paraggi per piangerla sulla sua tomba. Myrtha fa colpire anche lui costringendolo il coro di villi a catturarlo e ad ucciderlo sfiancandolo per il troppo ballo. Giselle, però, ancora innamorata di lui, decide di salvarlo, aiutandolo e sorreggendolo durante le danze sfrenate. Giunta l'alba la regina Myrtha e le Villi devono lasciare il regno dei vivi ed evaporano alle prime luci del sole. Albrecht giace sfinito ma ancora vivo, grazie all'aiuto di Giselle. La ragazza, invece, è liberata dall'incantesimo, non è più una Villi perché ha placato l'odio e il dolore per essere stata abbandonata e finalmente potrà ritrovare un eterno riposo nella sua tomba.
In questo modo si chiude il secondo atto e l'intera opera.






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